Si lavora e si scolpisce in una fase di profonda indecisione, con nostalgia per un mondo idealizzato è forse precluso per sempre . In fondo siamo nostalgicamente alla ricerca di uno stato mistico colmo di grazia, delicatezza e incanto . Iniziare una nuova commissione getta sempre nel panico, nella paura inconscia di non farcela, meditabondo osservi con espressione opaca la tavola vuota su cui dovresti iniziare il lavoro . Discuti con te stesso o con chi ti sta intorno esprimendo grandi concetti che rimandano al passato, nel tentativo di convincere gli altri oltre che te stesso, ma dentro sei pieno di dubbi, ansia, conflitti e tormento . Comprendi allora che la chiave di volta è racchiusa nel sentimento religioso che l’ opera deve ispirare . Quindi, quasi in stato di trance, butti giù uno schizzo di massima del lavoro da realizzare, lo osservi critico, pensi che forse dovresti cambiare la parte superiore… o no, ti convinci che è una buona base di lavoro iniziale, certo che effettuerai le opportune modifiche in corso d’ opera e finalmente metti giù creta .
IL TEMPO HA APERTO UN VUOTO DI TOTALE INDIFFERENZA .
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